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Marketing

16 Settembre 2017 by Autore

Ora condividi i tuoi post sui Social

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Nessun altro canale ha un bacino di utenza tanto ampio e partecipativo quanto quello dei social network: rappresentano lo spazio dove viene spesa la maggior parte del tempo online per utente.

Chi ha cominciato a usare in modo strategico i plugin social per WordPress ha visto da subito un aumento delle condivisioni dei propri contenuti, delle visite e delle conversioni.

I bottoni per la condivisione possono essere inseriti anche all’interno del testo. Ad esempio con il plugin Click To Tweet, un box che ti permette di mettere in risalto una frase da retweettare.

Ad ogni condivisione – spiega Andrea Di Rocco fondatore di “SOS WP” –  «Lascio una Call to Action per attirare i commenti».

Secondo uno studio di Vitrue, sia pure datato (2007-2010), ripreso da Christina Warren per “Mashable”, l’attenzione sui social tende a «concentrarsi nei giorni feriali, intorno alle 11:00, 15:00 e 20:00. Inoltre, i post pubblicati al mattino, a livello di “engagement”, hanno infatti una efficacia superiore del 39,7% rispetto a quelli pubblicati il pomeriggio».

Naturalmente è possibile, anzi suggerita, la ripubblicazione dello stesso contenuto anche nella stessa giornata. È importante, tuttavia, non diventare mai invadente. Per fare questo è consigliabile, ripubblicare in Pagine e Gruppi diversi e, soprattutto, che i tuoi contenuti siano utili e interessanti per la comunità cui sono indirizzati.

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16 Settembre 2017 by Autore

Analizzare gli accessi al sito con Google Analytics

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Un servizio di web analytics gratuito è fornito da Google e consente di analizzare i visitatori di un sito internet con dettagliate statistiche.

Innanzitutto per avere accesso a Google Analytics bisogna possedere un account Google, registrarsi al servizio e inserire l’apposito codice all’interno delle pagine che desideriamo monitorare.

A questo punto, tornando, sulle pagine di Google Analytics, sarà possibile iniziare a rilevare tutta una serie di dati.

I più importanti possono essere considerati:

1) VISITATORI. Oltre al numero dei visitatori (anche diviso per luogo di provenienza), che è ovviamente il dato più oggettivo che indica la quantità di utenti che raggiungono il nostro sito web, sono disponibili gli importantissimi dati anagrafici (età, sesso).

2) DURATA MEDIA DELLA VISITA. È sicuramente un parametro da monitorare poiché aiuta a capire quanto tempo un utente trascorre sul tuo sito e, conseguentemente, quale interesse abbia per i contenuti proposti.

3) REFERRAL. Indica da quali canali di comunicazione (siti esterni, social network, motori di ricerca) arrivano le viste degli utenti.

Un dato che ti indica quali canali, nel tuo caso, funzionano meglio per attirare utenti e quali meno. Suggerisce, in sostanza, su quali intervenire per aumentare le visite.

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Un paio di consigli per aumentare le visite sul tuo sito web:

  • Inserire i bottoni di condivisione sui social è fondamentale per espandere i propri contenuti e farsi conoscere. Esistono tantissimi plugin WordPress che permettono questa operazione;
  • Migliorare il linguaggio e la SEO degli articoli (il titolo SEO, la meta description e le keyword) per aumentare la possibilità di essere rintracciati sui motori di ricerca (il plugin WordPress SEO by Yoast è uno dei più usati per svolgere tale compito).

4) NUMERO PAGINE VISITATE PER VISITA E FREQUENZA DI RIMBALZO. Sono due dati che si leggono assieme. Infatti la frequenza di rimbalzo rappresenta la percentuale di visitatori che hanno abbandonato il tuo sito dalla stessa pagina da cui sono entrati, senza approfondire ulteriormente la navigazione.

È un dato molto importante da tenere sotto controllo, perché ci indica quanto il nostro sito abbia dei contenuti interessanti agli occhi degli utenti. In questo caso, se tale percentuale risulterà bassa vorrà dire che abbiamo scritto contenuti che hanno attirato l’attenzione. Il più delle volte, però, questo dato presenta una percentuale abbastanza alta.

Vediamo dunque alcuni consigli per far “rimbalzare” di meno i nostri utenti:

  • Inserire dei link all’interno del post, che rimandino ad altri precedenti propri articoli;
  • Inserire alla fine di ogni articolo una serie di altri post pubblicati in precedenza, che sono correlati con l’argomento di quello appena letto (esistono dei plugin WordPress che fanno al caso).

5) PAGINA DI USCITA. È quella pagina che l’utente visita prima di uscire dal sito. Probabilmente prive di link o altri tipi di contenuti interessanti, portano il lettore a uscire perché non ha trovato altro d’interessante.

È proprio su queste che dobbiamo lavorare per aumentare la permanenza di ogni utente sul blog.

6) CONVERSIONI. È data dalla percentuale di visitatori unici che hanno svolto l’operazione obiettivo del sito (acquisto, registrazione, iscrizione alla newsletter, download, ecc.). Un tasso del 2% è considerato positivo.

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15 Settembre 2017 by Autore

Meglio scrivere post lunghi o post brevi?

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La giusta lunghezza dei post è uno degli argomenti più dibattuti fra gli specialisti di strategia SEO e fra i web writer, ovvero coloro che scrivono contenuti per i blog.

In sostanza: è meglio pubblicare sul blog – aziendale o personale – post brevi o lunghi ?

Per rispondere a questo quesito dovremmo prima porci un’altra domanda: quando un post può essere definito breve o lungo? Anche qui non c’è una regola fissa.

Bene, a questo punto possiamo tornare alla questione principale: post brevi o lunghi ?

Ci potremmo fidare, tuttavia, del plugin di WordPress dedicato (Yoast SEO). Questa applicazione suggerisce di scrivere post (articoli) di misura che «supera o è uguale al minimo raccomandato di 300 parole».

Non ha dubbi il blogger “Pennablu”: «Un articolo di 300 parole è breve. Un articolo di 1000 parole è lungo».

Post lunghi: Pro e contro

A favore del post lungo, Alessandro Rea scrive su “AreaInBound”: «Generalmente, i post lunghi si posizionano meglio nelle SERP dei motori di ricerca. Google ama i contenuti dettagliati. Come riportato da SerpIQ, i primi 10 risultati di Google hanno, nella maggior parte dei casi, più di 2.000 parole. Il 75% degli utenti non va oltre la prima pagina dei risultati di Google. I contenuti lunghi portano sul sito i lettori più interessati. E li coinvolgono per più tempo. Se scritti correttamente, trasmettono la tua competenza su un argomento specifico».

Tuttavia, il rischio più evidente che si corre pubblicando post molto lunghi è quello di annoiare il lettore e di farlo scappar via. Per evitare che accada, è fondamentale utilizzare un linguaggio capace di mantenere alta l’attenzione dall’inizio alla fine, dare una struttura chiara al testo e usare in modo tattico la formattazione.

Post brevi: Pro e contro

Altri scrivono a favore del post breve: «Il vantaggio più evidente dei post brevi è la rapidità con la quale possono essere fruiti dal pubblico che li legge. Un post breve, inoltre, può essere letto facilmente da mobile, anche sugli schermi più piccoli. Considerando che il traffico da smartphone e tablet ha oramai superato quello da desktop, è un aspetto da non sottovalutare».

Sempre “PennaBlu”, col suo stile chiaro e diretto, spiega: «La gente non ama leggere: sappiamo tutti che ci sono quasi più autori che lettori. La gente non sa leggere: secondo uno studio del linguista De Mauro la maggior parte delle persone ha difficoltà a capire l’italiano. La gente legge dallo smartphone …».

Conclusioni

Per fare la scelta giusta devi tener conto delle abitudini di lettura del pubblico al quale ti rivolgi. Personalmente, io credo che una lunghezza fra le 300 e le 1000 parole, quindi né breve né lunga, sia la scelta da preferire.

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13 Settembre 2017 by Autore

Cos’è la Web Analytics e a cosa serve

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A cosa serve un sito web che non abbia alcuno scopo? Perché spendere tempo e denaro per realizzarne uno? Chi sta valutando di realizzare un sito web deve porsi, prioritariamente, l’obiettivo da raggiungere con la propria presenza online. Notorietà, diffusione di contenuti informativi, vendite?

In funzione dell’obiettivo per misurarne il raggiungimento saranno individuate delle “metriche” (chiamate anche KPI, Key Performance Indicator) e delle “leve” che agiscano per aumentarne il successo.

La “Web Analytics” è l’attività statistica di misurazione ed analisi delle performance di un sito web. Essa risponde alle domande: chi guarda il mio sito, cosa guarda, come lo naviga, per quanto tempo e quando.

L’attività è svolta tramite programmi di tracciamento ed elaborazione dei movimenti dei visitatori. Tramite questi “tracciatori” è possibile verificare, tra l’altro:

  • la provenienza degli accessi;
  • il numero di pagine viste per utenti;
  • il numero di visitatori unici giorno per giorno;
  • le chiavi che generano gli accessi al sito attraverso i motori di ricerca;
  • i percorsi seguiti;
  • le conversioni (i “risultati” in funzione degli obiettivi).

L’analisi del comportamento dell’utente, funziona attraverso i cookie, che definiamo come file di testo che vengono depositati dentro il PC, lo smartphone, l’Ipad del visitatore nel momento in cui carica una pagina web.

In definitiva, per comprendere se il tuo sito è ben strutturato e interessante agli occhi dei tuoi visitatori occorre studiare la “Web Analytics”.

Ci serve, dunque, per capire come ottimizzare il nostro sito in rapporto ai propri obiettivi e, quindi, alle conversioni ovvero il numero dei risultati misurabili.

È possibile approfondire questo tema grazie, ad esempio, ai Corsi della Google Analytics Academy.

Di servizi di “Web Analytics” ne trovi diversi. Per il fatto di essere gratuito e piuttosto semplice da usare oltre che integrabile, con l’estensione, nel browser Chrome, la nostra scelta va su Google Analytics. Un’altra azienda che offre il servizio, sia nella versione free che in quella a pagamento (a partire da 24 euro annui), è Shinystat.

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27 Febbraio 2016 by Autore

Pubblicità: Google AdWord e Facebook Ads

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La scalata alle vette delle pagine di ricerca di Google (SERP) del tuo sito web è troppo lenta? Hai fretta di lanciare un messaggio o un prodotto? L’unica strada percorribile resta quella della “tradizionale” pubblicità a pagamento.

Naturalmente una volta che dobbiamo pubblicizzare un sito Web il miglior posto per farlo è sul Web stesso! È necessario, quindi, servirsi dei servizi delle più note e grandi aziende del settore: Google e Facebook.

Le due aziende propongono, come soluzione alla necessità di “visibilità”, rispettivamente, Google Adwords e Facebook Ads. Quale scegliere, quindi?

Entrambi hanno un costo rapportato al CPC (Costo per click), solo Facebook Ads permette anche il pagamento per “impression” (visione).

La principale differenza fra le due soluzioni è che gli annunci Adwords compaiono sulla pagina web nel momento in cui l’utente sta cercando qualcosa e hanno lo scopo indicare che su quel sito troverà proprio quello che sta cercando; gli annunci su Facebook devono attirare la sua attenzione in un momento di svago.

In sostanza: Su Google è l’utente che ti cerca (la pubblicità serve a farti trovare). Su Facebook sei tu che ti proponi all’utente (la pubblicità serve a farti conoscere).

Ancora più in particolare, per quanto riguarda Facebook Ads di positivo abbiamo che ci porta tante visite, prezzi molto bassi e risultati rapidissimi. Il gioco qui è di creare il bisogno e renderlo consapevole che esiste un problema e una soluzione.

Le persone sono disposte a fare qualunque cosa per chi incoraggia i loro sogni, giustifica i loro insuccessi, placa le loro paure, conferma i loro sospetti e le aiuta a scagliare pietre contro i loro avversari.

In media le conversioni su Facebook Ads si attestano tra 0,5% e 2% mentre su Google Adwords intorno al 2,35%, in linea coi costi che pendono a sfavore di Google.

Google Adwords (Rete di Ricerca) esprime il meglio di sé quando si mira alla vendita immediata. Facebook Advertising è formidabile se si ha l’obiettivo della riconoscibilità del marchio (brand awareness) e della “lead generation”.

In ogni caso, diventa importante, poi, “convertire” il contatto temporaneo con uno definitivo.

Questo avviene, ad esempio, ottenendo l’iscrizione dell’utente alla newsletter del tuo sito (per fidelizzarlo e poterlo, successivamente, raggiungere con le tue email) oppure alla propria Pagina Facebook, qualora questa abbia un buon “Engagement” (interazione cogli Utenti).

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27 Febbraio 2016 by Autore

Primi elementi di SEO

Ricerca-Google

Hai realizzato il tuo bel sito web e ora fremi per ricevere visitatori? Provi a cercare nel motore di ricerca di Google (SERP) la “parola chiave” del tuo sito (che sia il nome dell’azienda o il nome del prodotto di punta, ecc) per rilevare in che pagina appare?

Stai richiedendo delle tipiche azioni di SEO, ovvero di “Search Engine Optimization”.

È a tutti chiara l’importanza di farsi trovare – per la “parola chiave” richiesta – nella prima o comunque nelle primissime pagine del motore di ricerca.

Da cosa dipende questo risultato? Da un bell’investimento pubblicitario con Google, oppure da una “ottimizzazione” del sito web!

È evidente che, nel primo caso, il risultato sarà immediato ma temporaneo e scomparirà con la conclusione della campagna pubblicitaria. Nel secondo caso, invece, col cosiddetto risultato “organico”, questo non risulterà immediato, comporterà un certo impegno (anche economico, per il supporto di adeguate professionalità del settore), ma sarà duraturo.

La ricetta perfetta per ottenere il risultato sperato, è bene dirlo, non esiste, poiché non sono note le informazioni elaborate dall’algoritmo di ricerca di Google.

Qualche suggerimento per ottimizzare il tuo sito web

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  • È importante, ad esempio, che la “parola chiave” sia rintracciabile nei titoli, nei contenuti, negli URL, nei link e nelle immagini (usando il tag “ALT”), come si spiega su MOZ. Naturalmente senza esagerare, poiché si rischierebbe di essere qualificato da Google come “spammer” e quindi penalizzato nelle ricerche.
  • Sicuramente è importante creare una “Sitemap” delle pagine del sito e caricarla nello spazio web a disposizione degli “spider” (“robots”) di Google.
  • È assolutamente consigliato, poi, che il sito non risulti “statico” ma sia affiancato da un “Blog” che preveda degli aggiornamenti regolari.
  • L‘ottenere dei “backlink”, ovvero che altri siti linkino alle nostre pagine aumentandone così la “reputazione”.
  • Da considerare, infine, la diffusione dei contenuti del Sito Web tramite i social network più diffusi (Facebook, YouTube, ecc).

Un’interessante sintesi dei vari fattori di successo e d’insuccesso può essere rilevata da una particolare tabella che simula quella degli elementi chimici e che è possibile osservare qui appresso. Il valore di ogni fattore è indicato con un numero che va da +3 a -3. Sul sito dell’Azienda che ha elaborato la tabella, Search Engine Land, si trovano diversi articoli d’approfondimento.

TAVOLA-SEO

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