• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria

GoalWeb

  • Home
  • Contatti
  • Link
Ti trovi qui: Home / Archivi per SEO

SEO

4 Gennaio 2020 by Autore Lascia un commento

Web Content: fare attenzione alla SEO, i consigli di Yoast

La SEO è la stella polare di ogni web content. Quando scriviamo immaginiamo che dei lettori leggeranno il nostro post. Questo sarà possibile, in particolare, se il post risulterà nella prima pagina della ricerca in Rete.

La prima cosa necessaria per ottenere questo risultato, è naturalmente quella di fornire contenuti di qualità. Si tratta di contenuti originali, utili, accurati, scritti grammaticalmente in maniera corretta e, sopratutto, piacevoli da leggere.

Il web content, insomma, deve fare ricorso ad ogni sforzo per catturare il lettore.

Per raggiungere quest’ultimo obiettivo, i testi vanno suddivisi in porzioni logiche per consentire agli utenti di trovarli più rapidamente. Google sconsiglia vivamente di scrivere senza paragrafi, sottotitoli o separazione del layout.

Dei suggerimenti su come seguire una corretta pratica, ci giungono dall’azienda olandese Yoast che ha realizzato un’estensione (plugin) per il CMS WordPress che ha proprio la finalità di verificare l’idoneità SEO del nostro contenuto.

La leggibilità fa bene anche alla SEO

Yoast suggerisce di:

  • mantenere la lunghezza dei vostri paragrafi al di sotto delle 150 parole per garantire la massima comprensione durante la lettura;
  • prevedere dei sottotitoli, per i testi di oltre 300 parole, per aiutare i lettori a scansionare il contenuto;
  • limitare al massimo le forme passive nelle frasi (sotto il 10%, comunque);
  • non costruire frasi di lunghezza oltre le 20 parole.

Contenuti e leggibilità non bastano, però.

I suggerimenti di Yoast per una buona SEO

E’ necessario, inoltre, che il nostro sito internet e il nostro post, siano reputati interessanti anche dai motori di ricerca.

Per ottenere quest’ultimo risultato è necessario ottimizzare i nostri contenuti. Questo processo si chiama SEO, ovvero “Search Engine Optimizzation”, e costituisce una delle principali attività necessarie per la diffusione dei nostri contenuti.

La scelta fondamentale, in questo contesto, è quella della Keyword ovvero della parola chiave. Si tratta, in definitiva, di individuare il termine più rilevante per un determinato argomento. Quello che, ipotizziamo, il nostro potenziale lettore ha interesse a trovare sui Motori di ricerca.

Per ottimizzare, dal punto di vista SEO, il nostro testo, è importante la presenza del termine ricercato (“parola chiave”):

  • all’inizio del titolo (che non deve superare i 70 caratteri);
  • negli eventuali sottotitoli (specie se più alti);
  • nella meta descrizione (che deve essere tra i 120 e i 156 caratteri);
  • nel nome dell’immagine a corredo del post;
  • associato al testo “ALT” (alternativo) della stessa immagine;
  • nel testo del paragrafo introduttivo;
  • all’interno del post con sufficiente densità (0,5 – 3 %).

Tutti questi, sono, per il motore di ricerca, indici di positiva valutazione del nostro contenuto.

A patto che non si esageri. I contenuti vanno ottimizzati per gli utenti, non artificialmente per i motori di ricerca.

Anche la pertinenza dei link in uscita (sia interni che esterni) presenti nel post e la presenza di eventuali link di qualità in entrata da altri siti sono indici positivi. Il numero di link che puntano alle nostre pagine fornisce ai Motori di Ricerca informazioni su quali pagine sono più importanti nel sito. Pertanto, è fondamentale aggiungere link interni ad ogni pagina.

Infine, sembra che sia valutata la lunghezza del post. Un post eccessivamente breve, infatti, è probabilmente ritenuto poco accurato. In tal senso, secondo Yoast, l’articolo deve essere di almeno 300 parole. Un articolo cosiddetto cornerstore, ovvero fondamentale nel sito, dovrebbe superare le 900 parole.

Quest’ultima soluzione, tuttavia, contrasta con un’esperienza dell’utente di qualità per chi legge da dispositivo mobile. Ricordo, in proposito, che oramai oltre il 70% del traffico sui siti web giunge da mobile. Lo scorrere a lungo per leggere un post, infatti, è stancante e non apprezzato. Si rischia un abbandono prima del termine del testo proposto.

In conclusione, scrivere bene non basta per raggiungere il successo ovvero le letture. Il pubblico va raggiunto. La SEO è una delle strade da percorrere per quest’obiettivo.

—

Credits : Photo by Webaroo.com.au on Unsplash

Archiviato in:Web Content Contrassegnato con: SEO, Web Content

16 Settembre 2017 by Autore

Ora condividi i tuoi post sui Social

perche-stare-sui-social-e-insufficiente

Nessun altro canale ha un bacino di utenza tanto ampio e partecipativo quanto quello dei social network: rappresentano lo spazio dove viene spesa la maggior parte del tempo online per utente.

Chi ha cominciato a usare in modo strategico i plugin social per WordPress ha visto da subito un aumento delle condivisioni dei propri contenuti, delle visite e delle conversioni.

I bottoni per la condivisione possono essere inseriti anche all’interno del testo. Ad esempio con il plugin Click To Tweet, un box che ti permette di mettere in risalto una frase da retweettare.

Ad ogni condivisione – spiega Andrea Di Rocco fondatore di “SOS WP” –  «Lascio una Call to Action per attirare i commenti».

Secondo uno studio di Vitrue, sia pure datato (2007-2010), ripreso da Christina Warren per “Mashable”, l’attenzione sui social tende a «concentrarsi nei giorni feriali, intorno alle 11:00, 15:00 e 20:00. Inoltre, i post pubblicati al mattino, a livello di “engagement”, hanno infatti una efficacia superiore del 39,7% rispetto a quelli pubblicati il pomeriggio».

Naturalmente è possibile, anzi suggerita, la ripubblicazione dello stesso contenuto anche nella stessa giornata. È importante, tuttavia, non diventare mai invadente. Per fare questo è consigliabile, ripubblicare in Pagine e Gruppi diversi e, soprattutto, che i tuoi contenuti siano utili e interessanti per la comunità cui sono indirizzati.

Archiviato in:Marketing Contrassegnato con: Marketing, SEO

16 Settembre 2017 by Autore

Analizzare gli accessi al sito con Google Analytics

Google-Analytics

Un servizio di web analytics gratuito è fornito da Google e consente di analizzare i visitatori di un sito internet con dettagliate statistiche.

Innanzitutto per avere accesso a Google Analytics bisogna possedere un account Google, registrarsi al servizio e inserire l’apposito codice all’interno delle pagine che desideriamo monitorare.

A questo punto, tornando, sulle pagine di Google Analytics, sarà possibile iniziare a rilevare tutta una serie di dati.

I più importanti possono essere considerati:

1) VISITATORI. Oltre al numero dei visitatori (anche diviso per luogo di provenienza), che è ovviamente il dato più oggettivo che indica la quantità di utenti che raggiungono il nostro sito web, sono disponibili gli importantissimi dati anagrafici (età, sesso).

2) DURATA MEDIA DELLA VISITA. È sicuramente un parametro da monitorare poiché aiuta a capire quanto tempo un utente trascorre sul tuo sito e, conseguentemente, quale interesse abbia per i contenuti proposti.

3) REFERRAL. Indica da quali canali di comunicazione (siti esterni, social network, motori di ricerca) arrivano le viste degli utenti.

Un dato che ti indica quali canali, nel tuo caso, funzionano meglio per attirare utenti e quali meno. Suggerisce, in sostanza, su quali intervenire per aumentare le visite.

screenshot-analytics.google.com-2017-09-13-21-32-09

Un paio di consigli per aumentare le visite sul tuo sito web:

  • Inserire i bottoni di condivisione sui social è fondamentale per espandere i propri contenuti e farsi conoscere. Esistono tantissimi plugin WordPress che permettono questa operazione;
  • Migliorare il linguaggio e la SEO degli articoli (il titolo SEO, la meta description e le keyword) per aumentare la possibilità di essere rintracciati sui motori di ricerca (il plugin WordPress SEO by Yoast è uno dei più usati per svolgere tale compito).

4) NUMERO PAGINE VISITATE PER VISITA E FREQUENZA DI RIMBALZO. Sono due dati che si leggono assieme. Infatti la frequenza di rimbalzo rappresenta la percentuale di visitatori che hanno abbandonato il tuo sito dalla stessa pagina da cui sono entrati, senza approfondire ulteriormente la navigazione.

È un dato molto importante da tenere sotto controllo, perché ci indica quanto il nostro sito abbia dei contenuti interessanti agli occhi degli utenti. In questo caso, se tale percentuale risulterà bassa vorrà dire che abbiamo scritto contenuti che hanno attirato l’attenzione. Il più delle volte, però, questo dato presenta una percentuale abbastanza alta.

Vediamo dunque alcuni consigli per far “rimbalzare” di meno i nostri utenti:

  • Inserire dei link all’interno del post, che rimandino ad altri precedenti propri articoli;
  • Inserire alla fine di ogni articolo una serie di altri post pubblicati in precedenza, che sono correlati con l’argomento di quello appena letto (esistono dei plugin WordPress che fanno al caso).

5) PAGINA DI USCITA. È quella pagina che l’utente visita prima di uscire dal sito. Probabilmente prive di link o altri tipi di contenuti interessanti, portano il lettore a uscire perché non ha trovato altro d’interessante.

È proprio su queste che dobbiamo lavorare per aumentare la permanenza di ogni utente sul blog.

6) CONVERSIONI. È data dalla percentuale di visitatori unici che hanno svolto l’operazione obiettivo del sito (acquisto, registrazione, iscrizione alla newsletter, download, ecc.). Un tasso del 2% è considerato positivo.

Archiviato in:Marketing Contrassegnato con: Marketing, SEO

15 Settembre 2017 by Autore

Meglio scrivere post lunghi o post brevi?

scrivere-post-sul-blog

La giusta lunghezza dei post è uno degli argomenti più dibattuti fra gli specialisti di strategia SEO e fra i web writer, ovvero coloro che scrivono contenuti per i blog.

In sostanza: è meglio pubblicare sul blog – aziendale o personale – post brevi o lunghi ?

Per rispondere a questo quesito dovremmo prima porci un’altra domanda: quando un post può essere definito breve o lungo? Anche qui non c’è una regola fissa.

Bene, a questo punto possiamo tornare alla questione principale: post brevi o lunghi ?

Ci potremmo fidare, tuttavia, del plugin di WordPress dedicato (Yoast SEO). Questa applicazione suggerisce di scrivere post (articoli) di misura che «supera o è uguale al minimo raccomandato di 300 parole».

Non ha dubbi il blogger “Pennablu”: «Un articolo di 300 parole è breve. Un articolo di 1000 parole è lungo».

Post lunghi: Pro e contro

A favore del post lungo, Alessandro Rea scrive su “AreaInBound”: «Generalmente, i post lunghi si posizionano meglio nelle SERP dei motori di ricerca. Google ama i contenuti dettagliati. Come riportato da SerpIQ, i primi 10 risultati di Google hanno, nella maggior parte dei casi, più di 2.000 parole. Il 75% degli utenti non va oltre la prima pagina dei risultati di Google. I contenuti lunghi portano sul sito i lettori più interessati. E li coinvolgono per più tempo. Se scritti correttamente, trasmettono la tua competenza su un argomento specifico».

Tuttavia, il rischio più evidente che si corre pubblicando post molto lunghi è quello di annoiare il lettore e di farlo scappar via. Per evitare che accada, è fondamentale utilizzare un linguaggio capace di mantenere alta l’attenzione dall’inizio alla fine, dare una struttura chiara al testo e usare in modo tattico la formattazione.

Post brevi: Pro e contro

Altri scrivono a favore del post breve: «Il vantaggio più evidente dei post brevi è la rapidità con la quale possono essere fruiti dal pubblico che li legge. Un post breve, inoltre, può essere letto facilmente da mobile, anche sugli schermi più piccoli. Considerando che il traffico da smartphone e tablet ha oramai superato quello da desktop, è un aspetto da non sottovalutare».

Sempre “PennaBlu”, col suo stile chiaro e diretto, spiega: «La gente non ama leggere: sappiamo tutti che ci sono quasi più autori che lettori. La gente non sa leggere: secondo uno studio del linguista De Mauro la maggior parte delle persone ha difficoltà a capire l’italiano. La gente legge dallo smartphone …».

Conclusioni

Per fare la scelta giusta devi tener conto delle abitudini di lettura del pubblico al quale ti rivolgi. Personalmente, io credo che una lunghezza fra le 300 e le 1000 parole, quindi né breve né lunga, sia la scelta da preferire.

Archiviato in:Marketing Contrassegnato con: Marketing, SEO

13 Settembre 2017 by Autore

Cos’è la Web Analytics e a cosa serve

web-analytics

A cosa serve un sito web che non abbia alcuno scopo? Perché spendere tempo e denaro per realizzarne uno? Chi sta valutando di realizzare un sito web deve porsi, prioritariamente, l’obiettivo da raggiungere con la propria presenza online. Notorietà, diffusione di contenuti informativi, vendite?

In funzione dell’obiettivo per misurarne il raggiungimento saranno individuate delle “metriche” (chiamate anche KPI, Key Performance Indicator) e delle “leve” che agiscano per aumentarne il successo.

La “Web Analytics” è l’attività statistica di misurazione ed analisi delle performance di un sito web. Essa risponde alle domande: chi guarda il mio sito, cosa guarda, come lo naviga, per quanto tempo e quando.

L’attività è svolta tramite programmi di tracciamento ed elaborazione dei movimenti dei visitatori. Tramite questi “tracciatori” è possibile verificare, tra l’altro:

  • la provenienza degli accessi;
  • il numero di pagine viste per utenti;
  • il numero di visitatori unici giorno per giorno;
  • le chiavi che generano gli accessi al sito attraverso i motori di ricerca;
  • i percorsi seguiti;
  • le conversioni (i “risultati” in funzione degli obiettivi).

L’analisi del comportamento dell’utente, funziona attraverso i cookie, che definiamo come file di testo che vengono depositati dentro il PC, lo smartphone, l’Ipad del visitatore nel momento in cui carica una pagina web.

In definitiva, per comprendere se il tuo sito è ben strutturato e interessante agli occhi dei tuoi visitatori occorre studiare la “Web Analytics”.

Ci serve, dunque, per capire come ottimizzare il nostro sito in rapporto ai propri obiettivi e, quindi, alle conversioni ovvero il numero dei risultati misurabili.

È possibile approfondire questo tema grazie, ad esempio, ai Corsi della Google Analytics Academy.

Di servizi di “Web Analytics” ne trovi diversi. Per il fatto di essere gratuito e piuttosto semplice da usare oltre che integrabile, con l’estensione, nel browser Chrome, la nostra scelta va su Google Analytics. Un’altra azienda che offre il servizio, sia nella versione free che in quella a pagamento (a partire da 24 euro annui), è Shinystat.

Archiviato in:Marketing Contrassegnato con: Marketing, SEO

27 Febbraio 2016 by Autore

Pubblicità: Google AdWord e Facebook Ads

pubblicita

La scalata alle vette delle pagine di ricerca di Google (SERP) del tuo sito web è troppo lenta? Hai fretta di lanciare un messaggio o un prodotto? L’unica strada percorribile resta quella della “tradizionale” pubblicità a pagamento.

Naturalmente una volta che dobbiamo pubblicizzare un sito Web il miglior posto per farlo è sul Web stesso! È necessario, quindi, servirsi dei servizi delle più note e grandi aziende del settore: Google e Facebook.

Le due aziende propongono, come soluzione alla necessità di “visibilità”, rispettivamente, Google Adwords e Facebook Ads. Quale scegliere, quindi?

Entrambi hanno un costo rapportato al CPC (Costo per click), solo Facebook Ads permette anche il pagamento per “impression” (visione).

La principale differenza fra le due soluzioni è che gli annunci Adwords compaiono sulla pagina web nel momento in cui l’utente sta cercando qualcosa e hanno lo scopo indicare che su quel sito troverà proprio quello che sta cercando; gli annunci su Facebook devono attirare la sua attenzione in un momento di svago.

In sostanza: Su Google è l’utente che ti cerca (la pubblicità serve a farti trovare). Su Facebook sei tu che ti proponi all’utente (la pubblicità serve a farti conoscere).

Ancora più in particolare, per quanto riguarda Facebook Ads di positivo abbiamo che ci porta tante visite, prezzi molto bassi e risultati rapidissimi. Il gioco qui è di creare il bisogno e renderlo consapevole che esiste un problema e una soluzione.

Le persone sono disposte a fare qualunque cosa per chi incoraggia i loro sogni, giustifica i loro insuccessi, placa le loro paure, conferma i loro sospetti e le aiuta a scagliare pietre contro i loro avversari.

In media le conversioni su Facebook Ads si attestano tra 0,5% e 2% mentre su Google Adwords intorno al 2,35%, in linea coi costi che pendono a sfavore di Google.

Google Adwords (Rete di Ricerca) esprime il meglio di sé quando si mira alla vendita immediata. Facebook Advertising è formidabile se si ha l’obiettivo della riconoscibilità del marchio (brand awareness) e della “lead generation”.

In ogni caso, diventa importante, poi, “convertire” il contatto temporaneo con uno definitivo.

Questo avviene, ad esempio, ottenendo l’iscrizione dell’utente alla newsletter del tuo sito (per fidelizzarlo e poterlo, successivamente, raggiungere con le tue email) oppure alla propria Pagina Facebook, qualora questa abbia un buon “Engagement” (interazione cogli Utenti).

Archiviato in:Marketing Contrassegnato con: Marketing, SEO

  • Vai alla pagina 1
  • Vai alla pagina 2
  • Vai alla pagina successiva »

Barra laterale primaria

Iscriviti alla nostra NewsLetter

Vuoi tenerti aggiornato su nuovi articoli ed eventi? Niente SPAM, solo un invio SETTIMANALE.

Tag

Android App Diritti dei Minori HTML Immagine immagini Informatica Ipertesti Landing Page leggibilità Link Marketing Privacy Problemi SEO Sicurezza Sito Web Social Sviluppo Web Content

Contenuti con licenza:

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
  • Note Legali
  • Privacy
  • Cookie

Copyright © 2023 · Executive Pro on Genesis Framework · WordPress · Accedi